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RICORDI DI …

RICORDI DI UN VECCHIO CACCIATORE

Mi svegliai. Era l’alba di un nuovo giorno. Mia madre già arrotolava le pelli della nostra tenda perimage ripartire nell’eterno migrare al seguito delle mandrie. Mio padre impugno una lancia dalla punta di pietra e, insieme ai cacciatori, ci inoltrammo nella prateria dove pascolavano i bufali. Dopo un po’ di cammino nell’immenso verde:-Ecco la mandria- sussurrò mio padre. Tra l’erba alta potei intravedere grosse pietre marroni da cui provenivano sbuffi e grugniti. Era la prima volta che seguivo i cacciatori e dei bufali avevo visto solo le pelli e assaporato la loro nutriente carne, cotta sui fuochi degli accampamenti. Spinto dalla curiosità feci un passo, poi un altro, mio padre parlava con alcuni cacciatori, e quando fui vicinissimo alle bestie:-No- gridò spaventato. Un bufalo aprì gli occhi rossi e, come impazzito, balzò su due zoccoli, stava per colpirmi, ma una mano salda mi afferrò e mi trascinò al sicuro. La mandria si era svegliata e correva da tutte le parti, feci appena in tempo a vedere una sagoma svanire nella polvere e nel caos. Il mio cuore batteva in preda al panico, pensai: -Cosa ho combinato! Dov’ è papà? Vagai a lungo finchè udii uno scroscio, come un rumore d’acqua e decisi di segurlo per ritrovare la mia tribù. Arrivai in riva ad un ruscello e pensai che quel posto era incantevole, ma c’era una cosa strana: la sponda era completamente coperta da alte piante a forma di lancia, che, a ogni soffio di vento, oscillavano lasciando cadere dei sassolini gialli. La mia pancia gorgogliava, così mi chinai e girai tra le mani quella specie di sassetti, annusai: non avevano odore; leccai: non avevano sapore; infine assaggiai: era una cosa pastosa di gusto gradevole, protetta da una pellicina croccante. Ne riempii la sacca e corsi lungo il fiume sperando di ritrovare il mio accampamento. Quando il sole stava per tramontare sentii un brusio di voci: i miei genitori parlavano della mia scomparsa, ma qualcuno gridò:- Eccolo! E’ tornato! Potei riabbracciare mamma e papà. Mostrai a tutti la mia scoperta che venne scambiata per una cosa magica e gettata in alto, verso il sole morente, come ringraziamento per la mia salvezza. La partenza venne rimandata di qualche giorno per una forte pioggia. Finalmente tutto finì, il sole tornò a splendere e gli strani sassolini gialli furono dimenticati. Dopo una settimana eravamo pronti per cercare nuove mandrie , quando notai che erano spuntate lì intorno delle piantine verdi , ma non ebbi il tempo di riflettere : ce ne andammo. L’anno dopo rieccoci nella stessa zona a caccia di bufali, mentre avanzavamo nelle prateria , al di là di un colle vedemmo un mare di erba gialla lucente al sole , era come se i raggi di quel sole fossero caduti sulla Terra ! Le piante contenevano gli stessi sassolini dell’anno precedente e . . .Quei tempi sono lontanissimi , ora sono molto vecchio e vivo stabilmente in un villaggio , non più di capanne , ma di case; abbiamo imparato a coltivare con degli attrezzi speciali quella magica erba che trovai , noi la chiamiamo GRANO.

 

CONCORSO TRICHIANA – RACCONTI DI VITA, STORIA DEL MONDO

Paese del Libro

                                                                 Veronica Capaldo    – classe 5°

                                                            Scuola Primaria di Lozzo di Cadore